Come affrontare i capricci dei bambini
A quale genitore non è mai capitato di essere alle prese con i capricci dei propri bambini?
I capricci sono una modalità di risposta che il bambino attiva come risposta alle difficoltà che vive; dal cambio di maestra, ad abitudini alimentari diverse, a regole nuove che arrivano mano a mano che cresce.
Così come ci sono molte regole e molti modi di applicarle, allo stesso modo i bambini mettono in campo diversi e “creativi” modi di affrontarle e di adattarsi. Ed è proprio questo il nocciolo: i capricci sono una risposta di adattamento e adattarsi per un bambino non è facile nè immediato.
Ai genitori servono due doti essenzialmente:
- osservazione
- pazienza (in dose direi esagerata!)
Pianti e capricci in età da 0 a 5 anni (e anche oltre) sono un mezzo per comunicare con i genitori, in questo modo il bambino“veicola” la frustrazione e la rabbia e il bisogno di misurare il suo potere e imporlo all’ambiente.
Cosa fare in quel caso?
Ecco un elenco delle prime 5 mosse da fare:
- IGNORA I CAPRICCI
Meglio, ignora i capricci che non sono legati a fame, sonno, eventi stressanti, paure (tipo il buio). Gli altri capricci richiedono che tu non faccia assolutamente nulla finchè si dispera e grida, tanto più se lo fa in pubblico. Ma come si fa ad ignorare una tempesta di pianto e urla? Lo si porta via dal luogo in cui ci si trova, si sta con lui in un luogo un po’ appartato e si aspetta con pazienza che si calmi, che passi. Senza dare attenzione senza interagire, semplicemente aspettando che passi; fai vedere che sei occupata in altra attività e digli che lo aspetti quando avrà finito di piagnucolare o urlare. Dillo una volta sola. - MANTIENI UN TONO DI VOCE CALMO
il tuo dialogo interiore è importante, è il binario sul quale poi si snoderanno parole e azioni e la scelta anche del tono di voce; ripeti dentro di te “posso controllare mio figlio insegnandogli a controllarsi, non è difficile, se lui mi vede controllata impara che si può fare. Lui sta semplicemente cercando di provocarmi per ottenere ciò che desidera”. - MOSTRATI FERMO
Nonostante pianti strilla e quant’altro ricorda che la situazione deve essere sempre in tuo pugno, abbi sempre chiare le regole che gli hai dato e non demordere. “Sto insegnando a mio figlio che non può avere sempre ciò che vuole nel momento in cui lo vuole. Imparare questo gli sarà molto utile per tutta la vita” questa frase ripetuta tra te e te potrebbe essere molto motivante e incoraggiante. Cosa ne pensi? - RICONOSCI CHE E’ STATO BRAVO A SMETTERE I CAPRICCI
Appena il pianto cessa, lo strepitio pure, subito riconoscigli lo sforzo positivo compiuto dicendogli “Sono felice che tu stia meglio. Ti voglio bene e non mi piace sentirti piangere e vederti battere i piedi in quel modo”. Facendo e dicendogli questo “chiudi il capriccio” cioè gli fai capire che stavi ignorando il comportamento e non lui come persona. Non esagerare, non farti sorprendere dall’emotività o dai sensi di colpa per non averlo accontentato…un elogio dritto al cuore fatto col cuore è vitale! - SII COERENTE CON LA TUA STRATEGIA EDUCATIVA
Ma c’è un segreto affinchè le prime 4 mosse funzionino: è necessario avere una linea educativa chiara e stabilita e concordata tra papà/mamma affinchè il tuo modo di affrontare i capricci deve essere coerente. Quindi la scelta di ignorare o meno, di rispondere e/o spiegare in fondo mostra e dichiara il tuo modo di fare educazione , di essere genitore. Prima ancora di capire qual è la risposta giusta al capriccio, quindi, è bene che ogni genitore abbia ben chiaro il modo in cui intende affrontare il percorso educativo con il proprio figlio. Scegliere tra ignorare o non ignorare i capricci, rispondere, cercare di spiegare o sgridare, dipende dal modo in cui il genitore educa il proprio figlio.
E’ vero, è importante capire qual è la risposta giusta al capriccio, ma sarà efficace nella misura in cui ad ogni genitore sia chiaro il modo in cui intende affrontare il percorso educativo con i propri figli.
Serve quindi un confronto tra genitori e un bel piano di azione per creare la propria strategia educativa che risponda a queste domande: che genitore sono? che valori voglio trasmettere a mio figlio?
Dott.ssa Maria A. Romano